sabato 11 aprile 2015

Netero

Non scrivo da un bel pò, ma se non lo faccio è perchè ho deciso di smettere di scrivere nobili pensieri per poi applicarne un decimo. Ora infatti scrivo perchè non sto applicando e forse rispolverare questo vecchio diario può tornare utile per ricordarmi cosa  devo fare.
Non sto a elencare in cosa sono cambiato quest'ultimo anno e come è cambiata la mia pratica. ma siamo cambiati entrambi. La lezione che oggi butto giù e che voglio tenere in mente mi è stat impartita da un vecchio amico di poche parole e molti fatti e  che coi fatti dimostra la propria saggezza. In breve: la mia tecnica si sa che è quella che è, e se lascia a desiderare è colpa mia. Mai sentita cosa più ovvia e banale, no?


                                                           NO.


Non è affatto una cosa ovvia, quando, vedendo un precision che credevo impossibile per le mie capacità, l'amico Netero mi spinge a farlo con quella sua ironia semplice e genuina che odio/amo,  che mi fa sentire così debole per ciò che sono e potenzialmente così forte per cosa potrei fare, se solo mi impegnassi. La parola chiave qui è PASSIONE. Ho chiamato questo amico Netero perchè dopo aver fatto una quindicina di volte al livello 2( stesso precision del livello 1 ma un pochino più alto, quando pochi minuti prima credevo di non poter fare neanche l'uno) siamo andati a stretchare e mi ha raccontato questo episodio di un anime che segue. La passione ha spinto Netero a ritirarsi per molti anni e ad allenarsi da solo, raggiungendo per l'amore delle arti marziali ( e non per i video, la gloria, l'ammirazione ) e senza essere spinto da nessuno  gli spaventosi risultati cui è giunto. Io ho accettao con un pò di dispiacere ( ma non in via definitiva) che a volte mi serve farmi spingere per raggiungere un certo risultato. Ma al mondo siamo soli. E non possiamo sempre confidare in qualcuno che ci inietti fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità, dobbiamo trovare dentro di noi la forza per superare quella paura,almeno ogni tanto. Pena l'incapacità di gestire autonomamente la mente, il corpo e quindi la nostra intera vita. Il breaking jump è la metafora perfetta. Ha più valore se siamo soli a farlo, ancora di più se la telecamera è spenta, ancora di più se non crediamo affatto di poterlo fare ma alla fine lo facciamo. Ed è una così grande e intima soddisfazione che siamo quasi restii a raccontarlo, ci sembra di raccontare a uno sconosciuto un segreto, poichè abbiamo raggiunto qualcosa che  pochi momenti prima sembrava impossibile con le nostre sole forze. Da soli, in quell'angolo di strada, nel parco vicino casa coi vetri in giro, e dove i passanti non vedevano nulla noi abbiamo combattuto una battaglia e l'abbiamo vinta. Il tramonto sembra quasi più dolce, nello stretching di quel giorno, quasi a baciarci per farci un complimento. Ma mi sale un barlume di consapevolezza. Oggi quel salto sono riuscito a farlo solo perchè c'era lui ad aiutarmi. Non è che abbia realmente meno valore quel salto solo per questo motivo, ma mi fa comprendere quanto da solo sia, almeno a volte, arrendevole, prigro a non perfezionare un movimento ripetendolo ancora e ancora. Quanto poco controllo abbia effetivamente sul mio corpo, sulle mie scelte, sui miei movimenti. E Tanto basta. Ho scelto di scrivere oggi solo per ricordare a me stesso quanta strada c'è ancora da fare e quanto può essere bello farla. Insieme o da soli. A presto.



>>>>>netero epic training <<