In me invece c'e' sempre stato un conflitto ( uno dei molti): da una parte sentivo disperato il bisogno di sentirmi parte di una famiglia, di un gruppo di persone accomunate dalla stessa passione e dagli stessi valori, e puntualmente ai raduni mi sentivo invece a disagio, lontano dagli altri. Dall'altra sono sempre stato combattuto nel cercare di capire se fosse giusto allenarmi da solo o con gli altri. Credevo che per essere forte dovessi progredire in solitudine, senza bisogno di nessuno. Molti problemi interiori irrisolti insomma, niente di nuovo.
Ora ho fatto la pace con questa confusione. Ora ho capito che per stare bene devo alternare momenti di solitudine ad altri di compagnia. Compagnia di persone random e di persone significative. E quest'ultima modalità è quella che io chiamo il Sangha.
Dentro di me c'e' un desiderio di condividere il processo dei salti, dello sbloccare, dell'unire, tenere, delle gioie del successo e della frustrazione dei tentativi con persone significative. Di qualcuno che abbia la sensibilità di capire le mie difficoltà senza banalizzare paura e disagio. Di empatia. Di tenerezza. Non con persone casuali. Praticare con persone significative significa, è vero, che saranno sempre pochissime e in poche occasioni, perchè siamo tutti adulti e ognuno ha i propri impegni e le difficoltà che sappiamo. Ma quando ci si trova si crea un'alchimia che genera e accresce i legami, è telepatia tra persone molto diverse. E' un boost istantaneo del proprio allenamento.
Ed è qualcosa che nel mio caso sblocca un potenziale di capacità molto grande, rispetto a quello che riesco a fare da solo, a meno di enormi sforzi. Anche questo è un punto importante. Per molto tempo non capivo il motivo di questa differenza. In fondo sono sempre io che faccio quel salto, non gli altri. Eppure per qualche motivo biologico o psicologico in compagnia di alcune persone sento di essere molto più forte, più confidente, ma soprattutto IN PACE. Ho rotto dei salti mai fatti con incredibile leggerezza d'animo rispetto a quando li ho allenati da solo. Non ho trovato ancora una risposta certa a questo meccanismo interiore, a questa porta del chakra che si apra permettendomi di esprimere le mie vere capacità. Ma sento che è giusto, e tanto basta. Non mi sembra più una sorta di barare con la pratica. Credo però che tutto questo non provenga solo dal trovare le persone giuste, ma dal diventare noi stessi le persone giuste. Io negli anni ho lavorato tanto per iniziare ad avere un rapporto migliore con la mia paura e con la mia pratica. Quindi a lamentarmi meno. Quindi a diffondere un'energia diversa intorno a me. Cosa a cui non pensavo e che ora ritengo importantissima. Sappiamo tutti bene che con certi praticanti ci riesca naturale allenarci e che con altri ci troviamo a disagio. Così, a pelle. Non lo capiamo bene ma è una sensazione forte e che non possiamo ignorare. Sono sempre più convinto che sia dovuta all'energia che ci trasmette qualcuno, qualunque cosa questo significhi. Ora so che per tanto tempo sono stato un peso, più che un compagno di allenamento. Esprimendo sempre e subito le mie paure, lamentandomi. Ora è cambiato. Non identifico più il mio valore nei salti che faccio. Non mi importa di fare tutto subito e perfetto. Ora apprezzo la pienezza della paura, il suo sapore. Ho imparato a viverlo come parte della pratica. Questo ha secondo me fatto cambiare anche la percezione che gli altri hanno di me.
La cosa più interessante è che questo rapporto sembra essere reciproco. Pare che in qualche misura io faccia lo stesso effetto a loro, permettendo a questi umani di rimuovere una sorta di blocco e di esprimere non solo più tecnica e più potenza, ma anche più gioia nel processo stesso del rompere un salto difficile, rispetto alla frustrazione e ai lunghi tentativi di un tempo. Questa sorta di scambio equivalente, di alimentare a vicenda il fuoco interiore credo sia quello che ha fatto dei primi praticanti, i fondatori. Persone che hanno trovato nei loro compagni e compagne di allenamento più di una famiglia. Ma una vera e propria tribù. Un legame che forse, a causa della fiducia necessaria nello spottarsi e della consapevolezza di rischiare la vita insieme, forse è un legame più forte di quelli di sangue. Se troveremo le persone giuste possiamo essere non soltanto praticanti che si allenano, saltano sulle cose. Ma FORZE TRAINANTI per gli altri, motori in grado di progredire e far progredire, come degli enzimi che scatenano reazioni a catena esplosive.
Ora non posso che provare gratitudine per queste persone.
Chi legge saprà a chi mi rivolgo.
forza trainante