Amo molto la montagna, e in questo periodo ci sto andando il più possibile. Giro per boschi da quando ho dieci anni, e ultimamente mi piace, per rilassarmi e imparare nuove skills, fare campo, fuoco, piccole costruzioni e ripari. Bushcraft, se vogliamo usare sto parolone di cui spesso si abusa.
Insomma, questo è ciò che ho fatto oggi:
ho scelto di mettermi in una situazione di rischio ( ricordiamoci la differenza tra rischio e pericolo,) salendo in cima a una delle piccole montagne della mia amata Valganna dove stanotte ha nevicato abbondantemente, infradiciarmi per bene i piedi, e scendere ignorando totalmente il sentiero e "scegliendo" di perdermi. Per poi dovermi orientare, ritrovare la strada, evitare di i geloni ai piedi bagnati, bere e mangiare e tornare alla macchina lasciata a valle prima che facesse buio.
Dunque: la giornata è soleggiata ma molto ventosa. Lascio l'auto a inizio sentiero e tiro su lo zaino col setup invernale da bushcraft ( tarp, una decina di metri di corda e cordino, coltello, segaccio, caffettiera, tazza, e kit fuoco). A valle c'e' poca neve, salendo piano piano entro già nella zona d'ombra della montagna, con temperature che variano tra i 6 e i -4 gradi, e la neve aumenta. Nessuna orma umana (sia ringraziato l'inverno) ma molte animali. Cervi, lepri, tassi e numerose di cinghiale, che in tutti questi anni non ho ancora mai visto dal vivo. Salendo tengo sempre gli occhi aperti alla ricerca di esche asciutte per un eventuale fuoco, che mi ficco in tasca per farle seccare, se ne trovo. Arrivato in cima coi piedi totalmente fradici me ne lamento parlando da solo, e questo proprio mentre, tra alcuni faggi rimango senza fiato vedendo una mamma cinghiale con 3 piccoli che grufolavano scavando. Che meraviglia, ma per colpa della mia linguaccia mi sentono, mi vedono e scappano all'istante nella direzione opposta, con uno dei cuccioli che per un attimo si sbaglia e corre verso di me, ma poi capisce e segue gli altri...è la prima volta che vedo dei cinghiali, pur avendo visto decine di volte le loro tracce.
Rimango in silenzio qualche minuto, godendomi il panorama e maledicendomi per aver parlato. In cima tira un vento gelido che mi spara in faccia la neve polverosa e alta quasi fino alle ginocchia. Decido di scendere dalla parte più ripida e meno battuta della montagna, senza alcun sentiero e piena di alberi caduti e rovi coperti di neve. Andando un pò di corsa e un pò scivolando mi butto giù come se mi inseguissero tenendo ogni tanto d'occhio le cime intorno per mantenere l'orientamento, pur essendo una zona ancora inesplorata. a metà discesa mi ricordo di non avere ancora esche asciutte, a parte qualche infruttescenze piumose di Vitalba. Trovo alcune betulle cadute, ne taglio un pò di corteccia e più giù un vecchio pino caduto mi dona qualche ramo carico di profumata resina: il fatwood è la salvezza.
I piedi fanno male per il freddo bagnato della neve che continua a entrare, così arrivato alla fine della discesa decido che ho ancora un'oretta di luce. Trovo uno spiazzo, e il più velocemente possibile preparo un tipi (https://it.wikipedia.org/wiki/Tipi) d'emergenza per ripararmi dal vento e dalla neve, mentre mi arrabatto per fare un fuoco per asciugare calze e scarpe e un caffè bollente.
Lo scopo della giornata era, insieme a scendere dalla montagna di corsa fuori sentiero e sulla neve, fare un riparo ed accendere un fuoco decente solo con esce naturali. Ho sempre esche artificiali con me per precauzione ma volevo proprio farne a meno.
Appena il fuoco si fa vivo mi tolgo scarponi e calze e metto tutto ad asciugare. Sto così una mezz'ora, ascoltando il silenzio e guardando la brace ardente fare l'amore con la neve.
L'avventura si conclude naturalmente facendo sparire ogni traccia del mio passaggio e tornando verso l'auto pochi minuti prima che faccia buio. Non ritengo sia stata un successo a livello di survival perché la fretta data dal bisogno impellente di scaldarmi mi ha fatto agire in maniera non ottimale, anche se alla fine efficace. E' stato molto divertente comunque, amo mettermi alla prova e farlo nel paradiso silenzioso del bosco, almeno a qualche chilometro da qualsiasi altro essere umano mi dà veramente gioia.
LA FELICITÀ NEI BOSCHI
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