mercoledì 11 luglio 2018

La fortuna di farsi male



Quante volte ci è capitato di sentire che se ci fossimo allenati bene, in maniera graduale e senza fare troppi saltoni avremmo evitato infortuni e infiammazioni?  Bhe...






ERA UNA BUGIA.

so che quello che sto per dire farà storcere il naso ad alcuni. Gli infortuni capitano. A chi si allena male e a chi si allena bene. Capitano perchè in parte è il prezzo da pagare per allenarsi. Capitano perchè il nostro equilibrio tra miglioramenti e infiammazioni è estremamente sottile, capitano perchè bisogna fare esperienza sulla propria pelle di quanto un certo tipo di allenamento o un certo tipo di salto sia adatto a noi.
Significa forse che tutti quelli che praticano sono destinati a farsi male? Ad avere, dopo qualche anno, artriti e cartilagini consumate? No, ma significa che è ora di iniziare a capire che sono cose che possono succedere a tutti. Accetta questo fatto e se non ti farai mai male, buon per te, altrimenti potrai cogliere un'occasione per continuare ad allenarti in altri modi. O potrai prenderti un momento di pausa dalla tua pratica. Ho deciso di scrivere qualcosa sugli infortuni perchè allenandomi da qualche anno e avendo conosciuto molti praticanti sia di vecchie che di nuove generazioni ho iniziato a farmi un'idea di quello che ci succede. Delle cause, delle conseguenze e delle possibilità di un infortunio. Cominciamo a capire cos'e' un infortunio nel parkour.

 Nel parkour possiamo trovare due tipi di infortunio:

  • infortuni da TRAUMA;
  • infortuni da USURA.
gli infortuni da trauma sono tutti quelli causati da cadute, errori negli atterraggi, gestione sbagliata degli appoggi e via dicendo. Possono essere più o meno gravi e vanno da un graffio a una morte brutta. Di solito capitano molto più spesso ai principianti, sia per mancanza di preparazione fisica, sia per mancanza di concentrazione in quello che si sta facendo, o per aver valutato male movimenti e traiettorie.  Per quello che ho potuto osservare  più un praticante è avanzato meno probabile è che si faccia male in questo modo, e di solito quest'ultimo è in grado di salvarsi e di limitare i danni attraverso delle tecniche di salvataggio (parkour defense):

Gli infortuni da usura sono più infidi. Possono presentarsi in maniera inaspettata dopo un periodo di allenamento intenso ( che di solito coincide con un periodo di grande forma fisica e quindi di intenso lavoro) . Strisciano in modo viscido presentandosi spesso come un leggerissimo fastidio a un muscolo o più spesso a un'articolazione. Fastidio che all'inizio scompare dopo essersi ben riscaldati, per poi tornare sempre più frequente e intenso se non identificato in fretta. Quando diventa dolore si è autopromosso a infiammazione, l'infame. In quel caso starà alla sensibilità e intelligenza del praticante trattarlo con attenzione, per poter guarire davvero e riprendere il proprio allenamento.

Qui si presenta il primo problema, per entrambi i tipi di infortunio: quando abbiamo una ricaduta del primo ( di solito capita perchè chi si allena ha sottovalutato il trauma o perchè, ancora influenzato dall'idea che bisogna essere dei guerrieri a ogni costo,ci lavora duramente sopra). O quando il secondo non ci dà tregua. Vuoi perchè la terapia adottata non è stata sufficiente, vuoi perchè il problema non è stato identificato da un esperto. Ma in ogni caso continua e inizia a rendere la nostra vita, oltre all'allenamento, frustrante e dolorosa. Per chi non lo avesse mai letto consiglio una delle migliori cose scritte sul parkour: l'articolo di Blane sugli infortuni e sul proprio futuro nel parkour. Dilution

Ma perchè ho scritto questa carrellata di ovvietà? Proprio perchè ho capito che non sono affatto ovvietà. Io stesso ho subito infortuni da trauma e combattuto con  infortuni da usura per anni, e solo al prezzo di molta pazienza, molto ascolto, molto lavoro ho iniziato a sistemarli uno per uno e ho potuto continuare ad allenarmi ed eventualmente a migliorare. Certo, non capita a tutti. Ma a qualcuno capita, e qui si presenta il secondo grande problema


L'aspetto psicologico:
Questo è l'aspetto di cui voglio parlare con più cuore. Ci sono persone che non accettano di essersi fatte male ( spesso in maniera banale, quasi ci dispiacesse di aver subito un infortunio su salti facilissimi o prendendo una storta in un tombino)  ed entrano in un loop di malessere. Lo capisco. Ci sgridiamo per la distrazione, per la debolezza, per la banalità del nostro infortunio e non riusciamo a muoverci, magari siamo costretti a un riposo forzato per settimane, o mesi. Qui entra in gioco, se siamo abbastanza svegli, la maturità di accettare che

  • sono semplicemente cose capitano; 
  •  che se ci consigliano di riposare forse dovremmo davvero riposare, ricordando che abbiamo un solo corpo a disposizione, e a volte riposare significa prendersene davvero cura. non impazziremo e non diventeremo dei ciccioni se non usciamo ad allenarci qualche settimana;
  • che è una  ottima occasione per fare altro.
Certo, detto così sembra semplice.
Io ci ho impiegato quasi 4 anni a uscire da un'epitrocleite causata in ultima analisi, dal troppo allenamento di braccia fatto dopo essermi infortunato a un ginocchio. Come potete immaginare non è stato il migliore degli approcci. In quel momento però non ero pronto a capire che, benchè sia stata una bella cosa quella di riniziare a muoversi il giorno dopo l'incidente al ginocchio non fosse il caso di esagerare. A quel tempo mi allenavo solo e non avevo nessuno che mi facesse capire che stavo facendo troppo.  Ora ho imparato a sentire i segnali che manda il corpo, parliamo la stessa lingua.
Questo è il punto su cui voglio focalizzare l'attenzione: Ho visto molti praticanti chiudersi e aspettare che il problema passi, e altri ignorare i segnali che il corpo mandava perchè volevano fare parkour, parkour, parkour per forza e a ogni costo. Ci si chiude a chiave in una stanza vuota e si inizia a sbattere la testa contro il muro, dopo aver buttato la chiave.


LA FORTUNA DI FARSI MALE


Quello che conta, per chi si fa male, non deve essere soltanto la guarigione o il movimento a ogni costo, ma il fatto che la vita ci mette davanti a delle prove. E noi possiamo sbatterci contro oppure fare un respiro e iniziare ad agire adattandoci. L' acqua che scende dalla montagna si fa strada tra  i sassi, per quanto sia un rigagnolo. Ma arriva dove deve arrivare, di qualunque dimensione sia l'ostacolo. ci vorrà tempo. Si dovrà trovare la strada giusta attraverso tentativi ed errori, ma per chi ha pazienza persino un infortunio può inaspettatamente cominciare ad apparire sotto una luce diversa. Diventa un' occasione di crescita.
Naturalmente non è l'incidente che diventa una fortuna, ma siamo noi che impariamo a vederlo come una occasione. allora potremo pensare a cosa vogliamo dal nostro allenamento, a dove vogliamo essere fra 1, 5 o 20 anni da oggi. Possiamo fare di una storta un'occasione per allenare le trazioni. Di un'instabilità al ginocchio la possibilità di provare la slackline che un amico porta spesso al parco. Possiamo fare un infinità di cose, oltre al mero riposo. Prendere in mano la situazione, piuttosto che girarsi dall'altra parte e ignorarla o peggio, cercare scuse,  è ciò che fa la differenza tra un praticante saggio e uno che fa parkour.


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