giovedì 4 febbraio 2021

Piccoli giochi di sopravvivenza 2.0

 Ci stavo pensando già da un pò, e con l'ultimo bivacco fuori ho deciso di scrivere questo post. Amo la montagna, i boschi e il fuoco, e come ho già scritto in altri post, il 90 per cento delle mie escursioni o notti fuori le faccio in autunno e in inverno. Niente persone, niente insetti molesti, niente caldo. C'e una luce in inverno che è difficile da descrivere. Forse è il sole più basso che filtra tra gli alberi, forse  l'aria più tersa...non so. C'è una magia nei boschi in questa stagione. E sento che è proprio la mia stagione, e quello il mio luogo. Quando siedo tra gli alberi il pomeriggio o la sera mi sento più a casa che tra le mie quattro mura. 

Lo scopo di questo post però non è lodare la foresta, anche se lo meriterebbe. E' condividere la mia esperienza (che non è ancora molta, ma è abbastanza per aver imparato qualcosa).

Partiamo con la premessa sull'andare da solo per boschi, e soprattutto sul restarci la notte:

Ormai io mi sono abituato, ma per la maggior parte delle persone passare la notte nel bosco da soli è fantascienza, qualcosa di strano e sospetto. O di terribilmente pericoloso. Come l'altro pomeriggio, quando una signora che passeggiava sul sentiero si è preoccupata, vedendomi piazzare la tenda e iniziare a fare legna. Tanto da far arrivare un paio d'ore dopo una pattuglia della polizia che deve aver fatto un bello sforzo per inerpicarsi fin là. Ho tranquillamente ammesso sia che stavo per campeggiare li, sia che stessi per accendere il fuoco e anche e di non abitare nel comune in cui rientrava il bosco. Non mi hanno fatto storie e mi hanno invece augurato di divertirmi, pur essendo anche loro un pò sorpresi fossi da solo nel bosco. 


Era da qualche settimana che non passavo la notte fuori, e quest'ultima è stata sicuramente la più fredda fatta fuori fin'adesso. Il luogo è la solita radura nella parta alta della Valganna, la stessa del "nel cuore della notte" .Stavolta coperta di neve ghiacciata e battuta da un gelido vento che ha tirato tutta la notte, costringendomi a fare un fuoco particolarmente curato e a piazzare bene la tenda (cosa che avrei dovuto fare e non ho fatto, subendone le conseguenze).  I vecchi scarponi non tengono più l'acqua da anni e  dopo mezz'ora a fare avanti e indietro sulla neve per raccogliere la legna ho iniziato a sentire l'umidità, ma sono troppo comodi per buttarli. Nel fare legna mi sono anche tagliato e ho dimenticato a casa il kit medico. Benissimo. Scesa la sera è arrivata la mia parte preferita: accendere il fuoco.


 E' come tornare a casa la sera dopo una lunga giornata di lavoro. Preparare l'esca, tenere  i legnetti sottili lì vicino a portata di mano, e far partire le scintille è un rito che ogni volta mi dà una certa soddisfazione, fino a quando danzano le fiammelle. Quando la brezza già presente si è trasformata in un vento gelido che ha tirato tutta la notte è sorta la luna piena. Ho cenato con ravioli e marshmellows, tenendo vivo il fuoco e razionando la legna. 
Mi sono dimenticato anche i guanti, il gel disinfettante, il materassino di schiuma da mettere sotto quello gonfiabile, quindi dormendo con le mani piene di tagli, ho sentito freddo sotto il sacco a pelo in qualunque posizione mi mettessi, il telo della tenda ha continuato a sbatacchiare tutta la notte  sulla mia faccia, pieno di condensa. E infine la tenda si è spicchettata costringendomi alle due di notte ad alzarmi tremando per uscire e ripicchettarla. Ed ecco!


Ecco. è questa la magia del bosco.

La radura perfettamente illuminata dalla luna, ora alta nel cielo, non più nascosta dagli alberi nel sorgere. L'aria per un attimo è calma. Il silenzio è perfetto. Sopra di me, migliaia di stelle che  brillano. Commovente. E sono qui, capite? Qui ora, in questo istante in questa radura gelida in cui tremo e mi luccicano gli occhi dall'emozione dell'essermi meritato questo momento soffrendo il freddo, i piedi bagnati, le mani ferite e il dormire poco. Avrei potuto lasciare la mia casa una sera, ben coperto e asciutto, salire in auto fino alla cima di qualche montagna intorno a casa e vedere di un panorama simile. Potete anche riprendere un salto che avete appena rotto. Ma solo dentro di voi potete sentire quella gioia che è impossibile da descrivere a parole, che va solo vissuta i pochi attimi prima che la mente cerchi di razionalizzarla, subito dopo l'atterraggio. Inutile tentare di prolungarla, inutile rivedere il video dove si vede lo stesso salto che avete appena fatto. Altrettanto inutile fotografare quel panorama nella speranza di poter riproporre a voi stessi l'emozione del momento. Và vissuto e poi lasciato andare. 

Ecco, questo è il valore del camminare da soli per boschi, passarci la notte, tremare di freddo e maledire voi stessi per averlo fatto. questo attimo. Che ha qualcosa di sacro e che mi appartiene, perchè me lo sono guadagnato.



Dopo aver provato comunque a fare almeno una foto e aver ripicchettato la tenda a bastonate mi sono infilato di nuovo nel sacco a pelo, stavolta dormendo un pò di più. Ho aperto gli occhi e la luna aveva attraversato tutto il cielo e stava tramontando dietro  gli alberi. L'aurora. Ho riacceso un fuocherello per la colazione e mi sono goduto in silenzio l'alba arrivare. 


Puoi sentire il fuoco crepitare e gli alberi scricchiolare nella brezza, prima dell'alba. Guardalo a tutto schermo col volume piuttosto alto, per regalarti 30 secondi di pace


Perchè ho scritto questo resoconto? Per esortarvi ad andare per boschi, o dove piace a voi. Credo sia non solo utile, ma essenziale quello che mia madre definisce con grande precisione "andarsele a cercare": togliersi delle comodità delle quali siamo dipendenti, passare del tempo in solitudine, ma non in casa, dove l'essere umano trova tutto quello che crede gli serva per vivere bene. Ma fuori.  Allo scopo di starci, e basta. Affrontando piccoli disagi e difficoltà, in cambio di qualcosa di enorme valore.Certo, non è facile. Bisogna imparare delle tecniche, dei trucchi e degli approcci diversi da quelli a cui siamo abituati. E' necessario non sottovalutare nè fauna ne flora, ma entrarci in comunione significa poter entrare in un mondo armonioso e vagamente segreto, che permette di godere di quello che c'e', come lo scricchiolare dei vecchi faggi nel vento e le nocciolaie che vocalizzano, Il fuoco che scalda, il caffè la mattina. 

Certo,anche io soffro la solitudine e molte volte vorrei condividere quella bellezza con qualcuno. Ma bisogna sforzarsi di vivere senza la frustrazione di quello che non possiamo controllare, anche se difficile. A molti non piace stare da soli, per motivi personali. Si può temere di stare con sè stessi, si può avere paura degli animali o di fare brutti incontri, di perdersi, di farsi male. Ma si può iniziare girando per zone conosciute, prendere confidenza con tecniche base di orientamento e costruzione di ripari di emergenza, di approvvigionamento d'acqua e accensione del fuoco.  Quello che in cambio si guadagna è la possibilità di entrare in una più profonda comunione con sè stessi, cosa difficile in ambiente distraenti o rumorosi come la città o la propria casa. Un dono prezioso in questo mondo Fluttuante e sempre di corsa.  


"Sono uno spirito libero che non ha mai avuto le palle per essere libero."- Cheryl Strayed