domenica 29 aprile 2018

La notte



Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno
toglieva li animali che sono in terra
da le fatiche loro:e io sol uno

m'apparecchiava a sostener la guerra
sì del cammino e sì de la pietate,
che ritrarrà la mente che non erra.

                                      (Dante Alighieri- Inferno, canto secondo)

Fin da quando lessi delle leggendarie hell night di Blane ho sempre voluto provare ad allenarmi un'intera notte, senza però riuscirci mai. Sono uscito molte volte da solo ad allenarmi, magari in inverno con un thermos di tè caldo nello zaino e qualche biscottino (una volta anche a Capodanno). Ma non sono mai riuscito a resistere, da solo, più di 3 o 4 ore. Eppure ho sempre trovato affascinante muoversi vestito di scuro, attutendo il suono dei miei passi sul cemento mentre la città è avvolta nell'ombra, fino a quando diventa sempre più silenziosa. Mi sembrava fosse un poco mia, quando i semafori lampeggiavano e i passanti lentamente sparivano.

Stavolta ho deciso di fare una notte intera di allenamento e alla mia chiamata alle armi ha risposto un vecchio compagno di battaglie come Mehdi, che mai si tira indietro quando ci sono sfide strane, lunghe, o faticose. Ci siamo allenati insieme per ormai 8 anni, affrontando challenge, sessioni di cardio infinite, percorsi, esplorazioni, arrampicate in città e in natura, breaking jump. Eravamo sulla stessa Dama, abbiamo condiviso mille kebab e altrettante bottiglie d'acqua. Appuntamento alle 23 a Varese, in una bellissima notte di luna piena che ha continuato  nascondersi e a mostrarsi tra le nuvole fino alla mattina, intervallata da brevi momenti di pioggia. Maglia Termica, cibo, acqua e una buona scorta di musica, per i momenti di relax e riscaldamento, prima di fare sul serio.
Non abbiamo pianificato  il lavoro della notte, ci siamo limitati a scaldarci con giochi di contatto, piccole sfide di movimento e salti vari, fino a quando il sudore ha iniziato a farsi vedere. poi ognuno proponeva una challenge diversa, e si tentata fino  quando entrambi riuscivamo a completarla. La luna va e viene, i ragazzi del sabato sera urlano, ridono, poi la stanchezza li sorprende e si ritirano.

Il buio parla sapendo che sei in ascolto
il buio ha un volto, stanotte il buio ti ha scelto.





Mano a mano che il tempo passa ci accorgiamo di sentire uno strano tipo di stanchezza, che non mi ricordavo di conoscere. Poi mi è tornato alla mente. La bocca impastata, un leggero mal di testa, lo sguardo un pò agitato: Durante i primissimi anni di pratica, quando facevo il panettiere, lavoravo di notte. Il sabato mattina, dopo aver fatto pane doppio (significa dalle 9 alle 12 ore di lavoro) tornavo a casa, mi facevo una doccia e invece di dormire il sonno dei giusti prendevo il pullman e andavo in piazza ad allenarmi. Parlandone con Mehdi sembra qualcosa che non ci sia più, tra le nuove generazioni, stanche dopo 5 ore di scuola. Troppo stanche, per fare side precision con accuratezza. Pare non abbiano sufficiente energia e fuoco interiore, per alimentare la loro pratica da stanchi, quando per terra è umido, quando la notte nasconde le superfici nelle ombre. Si direbbe abbiano paura di fare esperienze fuori dalla comoda poltrona del comfort. Anche per questo la mia stima verso certi silenziosi e umili praticanti come  Thomas non avrà mai fine.

Qualche chiacchiera ci vuole, tra un salto e l'altro, per far passare il tempo. La notte è più lunga del previsto e la stanchezza si fa sentire, ma noi continuiamo con le nostre challenge.  Ci teniamo caldi e svegli facendo equilibrio e dei percorsi di velocità a coppia. Lentamente la notte scorre, e prima di spostarci propongo una sfida difficile: la salita di un palo della luce alto una dozzina di metri. avvicinandosi alla cima lo stelo si assottiglia e il tutto oscilla come un albero al vento, ma in 3 tentativi riusciamo entrambi a completarlo, anche se ci è costato molta energia. per concludere la nottata andiamo allo spot di sbarre, dove senza neanche parlarne, nasce una routine fatta di un uso ciascuno della lunghezza della sbarra. Ovvero a turno ognuno propone un uso diverso di tutta la lunghezza della ringhiera, in modi più o meno semplici, più difficile tenendo conto della stanchezza. a quest' ora ogni vault è davvero tassante per il mio sistema nervoso, che stenta a seguire il corpo. Focus al massimo per non farsi male. Un'ora e mezza buona passa, e alle 05:30 ci riteniamo soddisfatti.  Dopo esserci stesi a terra per qualche minuto ci alziamo, con le magliette fradicie di sudore ce ne andiamo in cerca di un bar, in cerca di vita.

Il cielo si è schiarito, anche la luna sta andando a dormire,contenti di questo primo esperimento, cui sicuramente ne seguiranno altri.
Questa è la pratica che noi "vecchi"-per come viene considerato il modo in cui ci alleniamo- abbiamo scelto. Non sarà sempre uguale e non è stata sempre così, non è la più spettacolare, non macina follower ed è ,come amo ricordare ai miei studenti, un una via senza lode e senza biasimo.

QUI troverete qualche ripresa casuale della notte.

Le nubi di tanto in tanto
ci danno riposo
mentre guardiamo la luna.

(Matsuo Basho, 1644-1694)