martedì 11 aprile 2023

La via del sale

Sono appena tornato dall'ultimo cammino, il tempo di disfare lo zaino e lavare i vestiti marci dopo 3 giorni continui di utilizzo e scrivo il resoconto di questa ultima avventura. 
Come al solito, invece di una noiosa guida, racconterò le emozioni che ho provato lungo questo percorso fatto da solo. 
La via del sale, 75 km ( dipende dove scegli di finirlo sulla costa ligure) partendo da Varzi fino al mare. Ma andiamo con ordine. 
 Per chi se lo chiedesse non ho smesso di fare parkour e di scriverne. Anzi, la mia pratica è più viva e in evoluzione che mai. E proprio per questo negli ultimi tempi ne scrivo meno, perchè sto portando a casa risultati, invece della solita vecchia frustrazione, lo struggle senza fine che mi ha sempre contraddistinto. Nel frattempo però coltivo anche altre passioni, e il camminare a lungo è una di queste.
 Per il ponte di pasqua ero indeciso tra vari percorsi di almeno 2 o 3 giorni da fare, ma sulle Alpi temevo di trovare troppa neve, (le ultime parole famose) così ho optato per un trekking di cui mi aveva parlato il buon Francesco, giovane hiker che ha accumulato tanti passi quanti respiri. 

Ho scelto un percorso che prometteva di essere selvatico, poco conosciuto e molto panoramico, con il plus di arrivare addirittura al mare. Perfetto per me, che non voglio incontrare nessuno quando cammino in montagna. La via del sale (o via del mare)  approccia e poi scavalca l'appennino ligure attraverso  le quattro province  di Pavia, Alessandria Piacenza e Genova.
Come sempre utilizzando un approccio minimalista e per quanto possibile ultralight, ho deciso di provare qualche nuovo setup e qualche esperimento. Quando uno trova il proprio modo di camminare, le scarpe giuste, lo zaino comodo e il solito materiale fa un pò paura cambiare, soprattutto se  deve camminare 10 o 12 ore al giorno per 3 giorni. Zaino diverso, vestiti diversi e fornello ad alcool invece del gas. Ma andiamo al viaggio:
Dopo aver cercato un pò su internet il modo migliore per avvicinarsi  all'attacco del sentiero e tornare a casa ho scelto di andare in auto fino a Voghera, da dove col bus si arriva in un'oretta  a Varzi.  E qui la prima preoccupazione. Alla mia fermata del bus ho visto un sacco di gente con lo zaino. Se questi vanno a Varzi può essere solo per la via del sale. Allora non ho avuto solo io questa idea e questo cammino è già diventato di moda come la via degli dei, mi dico. 
Ne conto una quindicina. Appena arrivato in paese sono partito subito, il cielo era sereno, 9 del mattino in punto, avevo voglia di camminare.  Noto che praticamente tutti gli escursionisti scelgono la direzione opposta, entrano in paese per bere un caffè.  Meglio. Io sono andato in direzione contraria. Di solito non sono uno che corre in montagna, sono quello che gli americani chiamano un "annusatore di fiori". Vado piano, contemplo, mi fermo ad annusare i fiori, appunto. Però mi sentivo bene, quindi  ho superato abbastanza agilmente i 2 o 3 gruppetti di persone che erano davanti a me entro un'oretta. Da quel momento per 3 giorni non ho incontrato stranamente quasi nessuno a dispetto delle mie aspettative.  Solo una serie di orme fresche era sempre davanti a me, più riconoscibile delle altre, perchè più fresche. Delle Altra Olympus...qualcuno che và forte. Dopo 4 ore di brutale salita trovo qualcosa che non mi aspettavo: la neve. Ad aprile. L'atmosfera era cambiata. Solo in quel momento, dopo la mattina ad arrancare fino a vedere un minimo di panorami, ho iniziato a sentirmi sul cammino. Avevo bisogno di faticare e di sentirmi in alto.
 Non uso quasi mai scarpe impermeabili in montagna, e dopo i primi quattro passi nel nevischio che già si sta sciogliendo ho i piedi completamente fradici e congelati. Sarà così per tutto il primo giorno e per metà del secondo. Questa è stata l'unica grande difficoltà. Questa e quello che ho scoperto essere il mio nemico mortale... il fango. Ma non un fango qualsiasi. Il tipo di fango che si accumula sotto le suole, in salita, fino a formare una sorta di zeppa sotto la scarpa impossibile da staccare e pesantissima. Il primo giorno ho continuato a oscillare tra l'abbracciare il disagio dell'acqua gelida che entra nei piedi a ogni passo e la bellezza intorno a me. 

la prima inaspettata neve a circa 1200 mt.



















Il sentiero continua, e quando sono davvero stanco alzo lo sguardo dall'inutile tentativo di evitare l'ennesima pozza di fango gelido. C'e' sempre qualche cippo commemorativo di un giovane partigiano caduto in questo bosco, su quello sperone di roccia, fucilato e buttato in  quella fossa.. allora faccio silenzio e continuo a camminare. Di solito, quando non ascolto musica o podcast, sui lunghi cammini parlo un pò da solo per farmi compagnia, ma memore di quella volta in cui parlando da solo ho rovinato un incontro magico, in questo cammino ho scelto di rimanere più in silenzio e di stare quasi sempre senza auricolari. Ne è valsa la pena, per tutti gli animali che ho potuto vedere e sentire. Alcuni, stando attento, anche a distanza abbastanza ravvicinata. Sia chiaro: è faticoso, a volte è dura, ma se i piedi marci, il freddo, la fame e dover razionare l'acqua sono il prezzo da pagare per il silenzio  perfetto sul monte Chiappo (la cima più alta del trekking), per poter guardare quelle nuvole muoversi di corsa sopra di me senza altro da fare ( ed è forse la cosa più preziosa)  allora è un prezzo che vale tutti i disagi 10 volte. Senza altro di cui dovermi preoccupare se non di capire dove piazzare la tenda quando sarò stanco di camminare. Faccio delle foto ricordo, ma niente vale quei momenti.  Cima del monte Chiappo dove, alzando lo sguardo per ammirare il cielo mi sono caduti gli occhiali da sole su un sasso.. e sono letteralmente esplosi. Non potevo però farne a meno, col riverbero della neve e li ho sistemati come potevo con un nastro americano e molte preghiere.








E' un continuo saliscendi, e benchè volessi fare almeno 30 km , tutto il fango e la neve della giornata mi hanno rallentato molto ed ero stanco.
Il sole ha quasi terminato il suo viaggio attraverso il cielo, lo zaino è pesante ( ho cibo per 3 giorni, non sapendo se durante il ponte avrei trovato posti aperti dove comprarne), il luogo dove dormirò è ancora un mistero. Infine ho trovato un posticino in piano, anche se nella neve.  Passa solo un filo d'aria tra gli alberi, quel tanto che basta per evitare la condensa. La prima cosa è piazzare la tenda, la seconda cambiarsi immediatamente le calze bagnate e prendersi cura dei piedi che sono stati nella neve dalla mattina ed ero sinceramente preoccupato, quando ho smesso di sentire le dita dei piedi. Per fortuna ce le ho ancora tutte, e anche se so che domani dopo 3 passi saranno di nuovo bagnati ho deciso di fare un piccolo fuoco sulla neve solo per far asciugare calze e scarpe. Per fortuna gli anni di esperimenti  nei miei boschi mi sono tornati utili, ora che è una necessità.  

metodi alternativi per tenere i piedi al caldo



Si avvicinava il tramonto, lontano su un versante ho sentito per la prima volta dei lupi ululare. Preparo la cena. Ho freddo, le calze si asciugano a fatica. E per tutto questo posso solo essere grato. 



La notte è passata abbastanza bene, sebbene abbia avuto un pò di freddo dormendo a 1500 mt sulla neve. Però niente condensa nella tenda, l'acqua nelle bottiglie non si è congelata. Lussi per cui ero carichissimo, appena sveglio:). Colazione con un pentolino intero di potentissimo porridge  e sono ripartito. La mattina del secondo è stata segnata da altro fango e altra neve, ma avendo iniziato a camminare all'alba il nevischio si era un pochino solidificato e camminando ero un pò meno fradicio, diciamo così.


 Insomma piedi bagnati uguale, ma con queste dune di neve illuminate dalla luce del mattino era tutto magico, nella perfetta solitudine che non mi fa sentire mai solo. C'era un silenzio strano, una pace fatta da quella luce tra le nubi che aveva un senso quasi religioso.





ascolta, mentre immagini di essere lì


Dopo molte ore e molti saliscendi  ho finalmente scollinato su un versante completamente a sud, lasciandomi alle spalle quelle pozze di nevischio. Quello che normalmente mi sarebbe sembrato un brutto sentiero pieno di sassi instabili,. dopo tutto quel fango era la via che porta al paradiso. E ho corso felice, scendendo di quota fino a raggiungere un paese dove fortunatamente ho trovato un bar dove bere un caffè. Uscendo dal paese di Torriglia  4 cani mi vedono, spalancano tutti insieme un cancello che non era stato chiuso bene e con un brivido di terrore mi preparo a difendermi usando i bastoncini da trekking. Arrivano di corsa abbaiando, rimango immobile fino all'ultimo per non rappresentare una minaccia come mi insegnò mia madre da piccolo... ma erano 4 cuccioloni e volevano solo farsi fare più coccole possibile, e così li ho accontentati!:)

Uscendo da Torriglia  ci sono le ultime case, poi cascine abbandonate e si riprendono lentamente i boschi.



poco dopo la via del sale incrocia il Sentiero Italia ( il sentiero più lungo del mondo) e l'alta via dei monti liguri. Io ho incrociato un branco di daini


 Si sale, si scende, il sole è sparito dietro nubi gonfie e nere, che io trovo sempre stupende (se non portano pioggia), e dopo aver schivato  per un pelo un grosso  ramo di faggio  in una faggeta che mi stava cadendo addosso a causa del vento ( bravi i faggi, avvisano sempre un attimo prima di spezzarsi scricchiolando)  sono tornato in 
 cresta, sentendomi un pò il portatore dell'anello che attraversa questa terra bella e desolata , in viaggio non so bene per dove.
Al tramonto sono arrivato in un paese, era troppo tardi per cercare un posto tenda lontano dalle case, quindi per la prima volta mi sono arrischiato a metterla in un prato a una ventina di metri tra due case, sperando di non farmi vedere ( difficile) o almeno di non disturbare nessuno. Nella tenda, prima di dormire ho guardato un pò il percorso di fatto quel giorno e cosa mi avrebbe aspettato domani.

 Ho passato una pessima notte, dato che per la fretta mi sono piazzato in pendenza e ho continuato scivolare. Ma sai cosa, mi sono detto? Chi se frega se non ho dormito. Ho fatto metà giornata senza il maledetto fango e se sono fortunato anche domani. E domani si arriva al mare, ho pensato. Il mare. La mattina appena partito ho avuto la fortuna di vedere un cervo con un bellissimo palco di corna corrermi davanti. La giornata prometteva bene. E così è stato. Sentiero asciutto e soleggiato, cime da scavalcare, la fortuna di vedere presto il mare, cavalli selvatici che brucano su un versante.   Prima di iniziare la grande discesa che mi porterà a Sori, sulla riviera ligure ho trovato addirittura un baretto aperto. Un altro caffè e si cammina veloce. Praticamente per questo cammino gli unici lussi che mi sono concesso sono caffè in ogni luogo che ne offriva uno. Inizia la lunga discesa. Ho prenotato nel frattempo un treno, tanto per avere uno stimolo a darmi una mossa. Le gambe stavano bene, ho portato la ginocchiera ma non mi è servita. Il mare, infine. Un'altra piccola avventura è finita, ed a ogni cammino imparo qualcosa in più che mi servirà per avventure e viaggi più belli e più impegnativi.  Ma imparo anche qualcosa di nuovo su di me, che mi serve per ogni altro aspetto della vita.