venerdì 11 dicembre 2020

Minimalismo: il processo e il cambiamento.

A  distanza di due anni dal primo post-introduzione al minimalismo (questo) posso dire di aver approfondito un pò  l'argomento.  Senza la pretesa di essere un minimalista, ma vivendo con più intenzione. I due periodi di lock down del 2020 sono stati un'occasione per  rivedere casa mia da un diverso punto di vista, dovendoci passare tanto tempo all'interno. E bisogna "ringraziare" la pandemia per questo. Trarre qualcosa di buono invece di rimanerne affossati dalle difficoltà che incontriamo è una prova difficile per tutti noi.
Detto questo torno a descrivere brevemente il percorso e gli ostacoli che ho trovato.

Chi sono? Perchè sono seduta in mezzo a una stanza vuota? Ah. Si. Sono una minimalista.




Cos'e' il minimalismo?

Il minimalismo è una controtendenza. E' il muoversi in senso contrario rispetto alla direzione in cui la società (l'insieme degli individui che adottano comportamenti condivisi) ci spinge. "In contrapposizione con il termine comunità, la parola società indica un sistema di relazioni artificiali impersonali, mediate dal mercato e fondate su un contratto." (secondo la definizione di società di wikipedia).  La nostra società ci guida con messaggi più o meno espliciti a comportarci in un determinato modo che possa far muovere il modello di economia in cui ci troviamo. Quali sono questi messaggi? 

Comprare, consumare (meglio se compulsivamente), sostituire, fare upgrade, fare cose e farle velocemente. Mostrare agli altri quanto siamo donne e uomini di successo (qualsiasi cosa voglia dire). Avere, trovare la felicità attraverso modelli standardizzati e superficiali, comportarci in un certo modo per le donne e in un altro per gli uomini così da non essere fraintesi ed emarginati. Ci dice di condividere quello che facciamo, mangiamo, e vediamo con amici e familiari. Ci sussurra nell'orecchio di aprire lo smartphone e scrollare i social per vedere cosa succede. Ci urla che puoi fare quello che vuoi, ma non ci dice che per fare quello che vuoi devi sacrificare le cose importanti.

Il minimalismo è una decisa frenata a questa corsa. In poche parole è vivere una vita con più intenzione. Con più attenzione.
 In internet si trovano centinaia di video e articoli  di persone che dicono di aver adottato uno stile di vita minimalista dopo aver visto quel famoso documentario su Netflix e nei quali mostrano la loro casa e il loro nuovo modo di vivere. E cosa vedi? Gente che butta via tutto, che ha case vuote, di solito tutte bianche, arredate con  oggetti di design posizionati in maniera strategica e con ordine maniacale. "Che buttano via una montagna di vestiti per poi rifarsi un guardaroba di magliette e pantaloni tutti dello stesso colore per non perdere 20 secondi nel decidere cosa mettere" (Andrea Fini, qui).
Non  era questo il messaggio che volevano comunicare i protagonisti del film. Il messaggio era cercare di fare capire che per dare un senso alla nostra vita  dobbiamo ripensare al significato di cosa ha valore e di cosa non ne ha. Siano queste cose  oggetti, persone, situazioni, lavori.
In realtà il minimalismo non è niente di complicato o straordinario. Ma come spesso accade per le cose più semplici, servono molte parole per spiegarle. Altrimenti vengono fraintese.
Vediamone qualche aspetto, per poi trarne qualche conclusione e la mia visione personale.

Il proprio perché:

la prima domanda che una persona interessata al minimalismo deve farsi è "perché lo voglio fare?" Come ho detto nel post precedente io ho iniziato dalla fine, cioè dall'eliminazione sconsiderata degli oggetti, credendo fosse l'azione principale per "liberarsi" (chi ti tiene prigioniero?- Sengcan) da non si sa bene cosa. Sicuramente da un senso di afflizione e ingombro mentale che pensavo di eliminare buttando via le cose intorno a me, come il letto.
Quindi dobbiamo prima capire cosa vogliamo da questo minimalismo e che cambiamenti crediamo porterà nella nostra vita per renderlo un processo piacevole. 
Mi sento male? C'e' qualcosa che non va nella mia vita al momento? Chi o cosa sta causando sofferenza? Chiedersi  queste cose e rispondersi con sincerità è il passo più importante per ri-conquistare un attimo di controllo, senza sentirsi sbagliati. 

Sintomo e causa

Uno degli errori che ho fatto all'inizio è stato cominciare a buttare via cose, perchè credevo fosse quella la via. Fare spazio, denudarsi delle cose in eccesso.  Ovviamente non è così che si risolvono le cose. Non confondiamo sintomi e cause. Se noi ci priviamo di tutto, ma il problema è dentro di noi, il problema rimane e saremo ancora persone tristi e depresse. Così facendo cerchiamo di curare il sintomo di una malattia e non la sua causa. Però non è neanche detto che il minimalismo sia la soluzione a ogni problema eh. Qui non si vendono ricette per la felicità.
Comunque se ci accorgiamo che il sintomo è comprare, riempirci la vita di cose ( non per forza di oggetti, ma anche di simboli)  forse stiamo riempiendo un vuoto interiore. Ed è la causa, ciò su cui dobbiamo lavorare. Ognuno ha la sua, certo. Ma quelle comuni sono una perdita di identità, di valore verso la propria vita o verso il modo in cui la stiamo conducendo. La perdita della capacità di vivere nel qui ed ora. Una mancanza di onestà intellettuale o emotiva più profonda di quella che vogliamo ammettere a noi stessi. 

Focus e distrazione.

 La nostra attenzione è tirata in ogni direzione da migliaia di stimoli ogni giorno. Il nostro status, il guadagno, l'immagine che diamo di noi al mondo, il lavoro che facciamo, le nostre relazioni, i social media, e via dicendo. Sono moltissimi e ci risucchiano tempo, denaro, attenzione ed energie. La nostra mente è così abituata ad alcuni di questi stimoli da percepirli persino quando non ci sono, come quando sentiamo il telefono vibrare in tasca e lo controlliamo anche quando non ha effettivamente vibrato, o quando facciamo cose per abitudine, senza vivere nel presente, senza sapere davvero perchè lo stiamo facendo. Queste sono le distrazioni ( che non sono il male del mondo, se si impara a gestirle). 
 Queste distrazioni ci portano fuori dalla strada della presenza mentale, della cosa più importante: il qui e ora. Il tempo è molto importante.
Alcune persone dicono: "Sono preoccupato, ho poco tempo, se avessi più tempo farei questo e quello, non ho tempo da perdere, lo farò dopo. Lo farò domani." Sono matti. Il giorno seguente la morte può arrivare. Quello che scrivo potrebbe farti sentire a disagio, poichè non siamo abituati a trattare la morte come una cosa normale che può capitare. Nella nostra vita moderna e in questa società nessuno ama parlare della morte, come se non parlandone si potesse esorcizzarla. Come girarsi dall'altra parte e far finta che non esista. Se invece si impara a coltivare la consapevolezza che il domani può esserci come può non esserci, e che dunque non vi è alcuna garanzia che domani o fra un anno possiamo fare quello che vogliamo...bhe allora si torna un pò alla realtà. La realtà del fatto che esiste solo questo momento. Mentre io scrivo e tu leggi. Qui e ora, è importante. E come puoi sprecare anche un secondo della tua vita, coltivando ogni giorno questa verità? Cerco dunque di limitare le fonti di distrazioni che mi allontanano dalla realtà. qualche esempio:
  • Si fotta il multitasking. Fai una cosa per volta. 
  • Spegni ( non mettere in silenzioso, è diverso) il telefono quando fai qualcosa che richiede la tua attenzione, come una conversazione con una persona.
  • Non scrollare instagram quando cammini per strada: ieri mentre ero in fila davanti alla posta e mi guardavo intorno, ho visto in meno di dieci minuti 3 persone inciampare e rischiare di cadere perchè camminavano guardando lo smartphone.
  • Togli le notifiche alle app non essenziali. No, davvero. Toglile. Il mondo non crollerà se controlli più tardi chi ha commentato la tua storia. 
  • Rallenta. 
  • Non andare al centro commerciale per noia. Come non si fa la spesa da affamati:)

Lo spirito Zen


Questo non è strettamente parte del minimalismo, ma  fa parte del percorso che ho intrapreso anni fa e che ho cominciato a vivere seriamente una volta abbandonata ogni velleità sull'essere zen, praticante di zen, zen e parkour. E voglio provare a scriverne quanto meno per tenere traccia del percorso che sto facendo, anche se è estremamente difficile parlarne poichè è 

Una speciale tradizione esterna alle scritture
Non dipendente dalle parole o dalle lettere
Che punta direttamente alla mente-cuore dell'uomo 
Che vede dentro la propria natura e raggiunge la Buddhità.

 Zen  e minimalismo sono strettamente correlati, perchè si basano entrambi sul vivere nel presente e sul rimuovere quel velo di Maya che ci nasconde la verità. Per questo l'ho sentito subito affine al mio carattere. 

La meditazione come gesto, il gesto come meditazione


Un bellissimo modo per riappropriarci di noi stessi è la meditazione. Come, dove, con chi, e perchè fate voi. Non ha molta importanza.
Lo spirito del gesto zen  è lo spirito che abita le azioni, senza aggrapparsi. Per esempio c'e' un modo zen di chiudere una porta, di posare un oggetto o di guidare l'auto. Quando faccio il caffè, invece di prepararlo in fretta per poi fare altro, ho imparato a farlo con una deliberata lentezza. Lavo con cura ogni sua parte. La asciugo, osservandola. Versando la polvere di caffè nel filtro sospendo per un momento il cucchiaino sopra il contenitore, per evitare che cada del caffè fuori. Poi la chiudo e la appoggio delicatamente sul fuoco azzurro, per evitare che sbatta facendo rumore.
Cosa significa tutto questo? Nient'altro che essere là, mentre si fa il caffè. Immaginate quante azioni quotidiane hanno lo stesso valore dello Zazen, la meditazione seduta. Per questo sono nate tante arti così legate allo zen, come il tiro con l'arco, la cerimonia del tè, l'arte di disporre i fiori o la manutenzione della motocicletta. Ma è difficile essere in quello che si fa. E ancora più difficile è essere in quello che si potrebbe essere chiamati a fare istantaneamente. 






Finalmente, i maledetti oggetti (ma non solo)

E siamo giunti a al principio: possedere meno. Possiamo chiaramente vivere senza privarci delle comodità e dell'agio che la nostra epoca ci dona, ma possiamo farlo senza diventare schiavi delle cose che possediamo.  Il grande passo è comprendere che il vuoto che abbiamo dentro non verrà colmato dalle cose che possiamo comprare  con soldi che abbiamo guadagnato facendo un lavoro che odiamo (e basterebbe questo per vivere una vita dignitosa). Possiamo invece guardarci allo specchio ed essere sinceri con noi stessi, affrontare i traumi profondi e dolori che ognuno di noi ha, ogni ferita che ci ha reso quello che crediamo di essere (sarà difficile da credere, ma noi non siamo quella roba lì) . Poi possiamo iniziare a riempire quel buco con affetti sinceri, con l'empatia, con un pò di pazienza, con un pò di ascolto, col voler bene a se stessi. 
E finalmente: possiamo dire che avere troppo poco non basta, avere troppo non ci serve. Riuscire a trovare un sano equilibrio è quello a cui puntiamo. Io ricominciato  dando una bella occhiata a tutto quello che possiedo dopo di che ho regalato, venduto, e solo come ultima possibilità buttato, quello che non mi dà gioia, quello che mi provoca dolore, quello che in casa  prende polvere, quello che indosso meno di una volta al mese.  


  • Vestiti: Probabilmente il 60 per cento di quello che hai nell'armadio non lo metti MAI. Mai. forse arriviamo all'80. Sono regali, cose comprate in offerta, cose che provate in negozio sembrava ti piacessero e ti stessero bene, ma che in realtà non metti. Io ho fatto spazio eliminando tre quarti dei vestiti che possedevo. Campana per vestiti per i bisognosi. PRO: più spazio negli armadi, meno sbatta a scegliere e spulciare tra i vestiti per quello che voglio indossare nel giorno x. Ora non devo più scegliere tra la mia maglietta preferita e le altre. Tutti i vestiti che possiedo sono i miei preferiti. Non vado più a fare il giro al decathlon per combattere la depressione e regalarmi qualcosa.

  • Soprammobili, ciarpame vario, oggetti che non utilizzavo:Tengo solo le cose che mi danno gioia. Niente più televisore che non guardavo da dieci anni, niente playstation che ho venduto. ho ridotto gli oggetti da cucina. Piatti, pentole mai usate, il servizio buono della nonna, la tazza presa in viaggio. Meno cose da tenere in ordine e lavare. 

  • Viaggia leggero col cuore e con lo zaino: Ho iniziato nei miei viaggi a non  riportare indietro inutili souvenir. Solo foto, qualche cartolina spedita agli amici cari, e i ricordi che mi porto nel cuore. Non mi serve guardare una statuina messa sul frigorifero che probabilmente è stata fatta in Cina (e io non ho viaggiato in Cina) per ricordarmi del viaggio.
Un'aspetto utile da valutare è quello a monte: comprare meno, invece di eliminare poi qualcosa. Comprare meno e poi comprare meglio: oggetti di qualità che durano nel tempo, sconfiggere l'obsolescenza programmata imparando a riparare, cercare la versione sostenibile, riciclabile, riutilizzabile di quello che vuoi comprarti. Vedere che fonti usa, Quanto è eticamente e ecologicamente sostenibile. Certo è uno sbattimento. Ma siamo già 8 miliardi di individui. Il minimo che possiamo fare è lasciare meno merda in giro di quella che abbiamo trovato quando siamo arrivati.

  • Ore in fabbrica: Ho deciso di ridurre il numero delle ore che faccio in fabbrica, in cambio di qualcosa di molto più prezioso del denaro che posso guadagnare: Il tempo. Esco meno stanco, vivo di più, ho più energia per fare altro. Questa scelta comporta un prezzo: i soldi in meno che guadagno. Per qualcuno sarà assurdo stare meglio con meno soldi in banca. Certamente non diventerò mai ricco. Ma non ho mai creduto nel guadagnare tanto da avere una "sicurezza economica". La sicurezza economica non esiste.  
 In conclusione come riassumere questo pippotto?
 il minimalismo è un processo, non è qualcosa che accade dall'oggi al domani.
Gli oggetti, lo shopping, il possedere, non sono il male. Il male è l'aggrapparvisi e l'identificarsi
E qualcosa dentro di noi. Il mondo è perfetto così com'e'. il problema, il nodo da risolvere è dentro. Bisogna guardarsi dentro e onestamente cambiare quello che possiamo cambiare e fare pace con quello che invece non possiamo più cambiare. 
 E per essere un processo utile deve essere equilibrato e sostenibile. Gli estremismi raramente portano a risultati duraturi. Quindi ama le persone e usa gli oggetti, perchè il contrario non funziona.