mercoledì 6 febbraio 2019

Minimalismo, un'introduzione

Alcuni mesi fa, dopo un allenamento, vagavo in un negozio di articoli sportivi alla ricerca di un nuovo paio di scarponcini. Giro tanto nei boschi, e col tempo ho capito quanto sia importante avere delle buone calzature. Ne trovo un paio interessante, lo provo. Calzano come un guanto...eppure qualcosa non andava. Strano, perché di solito comprare materiale da escursionismo e campeggio mi rende felice. Comunque quella sensazione è durata solo un attimo e se ne è andata. Come faccio di solito mi sono aggirato ancora per un pò nel negozio, per valutare i pro e i contro di quel paio di scarponcini. Poi un pensiero è sorto: hai già un paio di scarponcini. Sono consumati, non tengono più l'acqua, d'accordo, ma possono ancora portarti lontano. Ti occorre davvero un nuovo paio di scarpe? E la risposta era no. Me ne sono andato dal negozio. Tornato a casa mi sono imbattuto su youtube in un ragazzo che faceva riferimento a un documentario visto su Netflix, un documentario sul minimalismo.
Questa parola mi ha incuriosito, così sono andato a vedermelo.

Per un pò ho riflettuto e sperimentato questo approccio alle cose. Con qualche errore, (come iniziare vendendo il letto perchè mi sembrava inutile e ingombrante) andando per gradi e per tentativi ho voluto comprendere cosa significa quello di cui parlavano i ragazzi del documentario, ma senza limitarmi a scimmiottare  il loro stile di vita. Ogni persona è diversa e benché possano essere simili i motivi che ci spingono a fare qualcosa non significa che dobbiamo farla allo stesso modo. Ho iniziato a guardarmi intorno, per casa. E a farmi delle domande: quante delle cose che vedo mi servono davvero? Quante ne uso? Con quali ho un legame di affetto? Quali hanno un valore, che non sia meramente economico?  Non sono mai stato attaccato agli oggetti materiali. Ricordo che da bambino avevo pochissimi giocattoli, ma ai quali ero molto affezionato. Un peluche, alcune biglie. Il resto me lo costruivo. E dopo una ventina di traslochi si impara a portare con sè solo l'essenziale.
Quando ho iniziato a lavorare da ragazzino vivevo stipendio per stipendio. Erano i primi soldi che guadagnavo e finalmente potevo comprarmi le cose che mi piacevano. Fino a qua tutto normale. Libri, dolci, playstation, cd, dvd, vestiti, materiale da campeggio. Ma ritengo che  questo sia il battesimo del consumismo.
Voglio essere chiaro. Non c'è nulla di male nel possedere cose. Cose che ci piacciono.
  A volte però è vero il contrario. Molte persone cercano di riempire un vuoto che hanno subìto nella vita con...oggetti.  Affetti, sicurezza, serenità. Quando queste cose mancano bisogna tappare le ferite che creano in qualche modo. E' normale e giustificabile.  Non è accettabile vivere con un vuoto. Non è ammissibile vivere soffrendo. Però crescendo questo può sfuggire di mano, e il mondo intorno a noi di certo non ci aiuta: ci spinge a comprare, accumulare, collezionare. Ci sommerge di pubblicità di automobili  che danno gioia nel guidarle, di vestiti che ti renderanno interessante agli occhi degli altri. Ci invita insistentemente a comprare il telefono che possiede una fotocamera migliore di quello che hai in mano, o con un colore diverso. Sicuramente un upgrade che non può mancare. Più grande, o più piccolo, con lo schermo più largo, che fa video migliori, con i bordi stondati, che fa fare le cose due decimi di secondo più velocemente. Che ha la scocca di pelo di panda estinto.

Quello che ho intrapreso non è il cammino dell'eremita. Minimalismo per me non significa vivere privandomi di qualcosa o in povertà. Quello che sto facendo è invece riappropriarmi di  consapevolezza, di sapere cosa mi serve realmente e cosa in realtà no.  Ma sopratutto...di significato. vivere con significato vuol dire occuparsi delle cose che contano. Occuparmi di me, delle mie passioni, delle persone alle quali voglio bene. Non voglio badare all'addobbo dell'albero di natale, che ho sempre fatto perché credevo fosse sinonimo di natale, quando, fermandosi un minuto a riflettere, mi sono reso conto che l'ho sempre fatto perché lo facevano tutti. E' stato uno dei primi oggetti che ho buttato via intorno a novembre, nel periodo in cui di solito lo tiravo fuori dal suo sacco di plastica. Non voglio più impazzire per trovare il regalo giusto per il compleanno dei miei amici. Voglio regalare loro qualcosa che abbia significato e valore, come del tempo da passare insieme, o qualcosa che ho fatto io con le mie mani. O una busta di soldi, che serve sempre. Porto un' altro esempio: da qualche anno vivo solo. Il sogno di una casa tutta mia dopo aver vissuto tutta la vita in decine di case diverse nelle quali doversi adattare a mobili brutti, usati, a stanze cupe, a case troppo grandi o troppo piccole è difficile da comprendere per chi è cresciuto sempre nella stessa. Appena ne ho preso possesso ho desiderato renderla Mia. Le mie cose i miei gusti i miei mobili il mio stile. Volevo che fosse la mia tana, che fosse rappresentazione esterna della mia personalità. E così l'ho fatta ristrutturare a mio gusto. l'ho arredata secondo i miei desideri. infine l'ho decorata e riempita di particolari che mi facevano star bene. O così credevo. Quando mesi fa ho iniziato a guardarmi intorno con occhi diversi sono scoppiato a ridere pensando alla mia superficialità.
Ho delegato ad un immobile e ad una serie di oggetti la responsabilità di farmi star bene e di presentarmi ad amici ed ospiti.  Mi è sembrato ridicolo.
Ma ripeto: Quello che ho intrapreso non è il cammino dell'eremita. Ho iniziato a vedere le cose in un modo diverso. Meno materialista. O forse molto di più . Materialismo per me adesso significa che gli oggetti che possiedo voglio abbiano uno scopo,un valore ed un uso quotidiano. Altrimenti sono quelli che qui si chiamano "ciapapulver".  Provo a portare altri esempi con i relativi vantaggi che sto trovando. 
Comprare cose ci gratifica, anche se momentaneamente.  Ma poi questa gratificazione passa in fretta. Allora serve un altro smartphone, o un paio di scarpe in più, O quel quadro da appendere in casa che darà un tocco di stile e che piacerà ai miei amici quando verranno a trovarmi. Guadagnare un follower. Ignorare i propri pensieri e lasciare che il bombardamento di distrazioni quotidiane ci sfracelli. Queste cose generano un' attaccamento che in modo lento e sotterraneo diventa morboso. E' chiaro che non si tratta di vivere con meno. ma di vivere di più, con meno. E' qualcosa che riguarda la possibilità di esistere ogni giorno con maggiore presenza. Ho appena iniziato questo percorso. Niente di speciale in realtà. Non è la soluzione dei problemi. sto Usando ogni euro che ho con più attenzione, ma più serenamente. Sto imparando il valore del tempo e della mia concentrazione. E come dicono in quel documentario: Avere troppo poco non ti permetterà di vivere dignitosamente, avere troppo semplicemente non serve. Trovare il giusto equilibrio, Avere abbastanza, è quello che ci serve.

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