questa prima settimana di ferro è finita, e dato che diverse persone mi hanno chiesto di parlarne meglio mi sono deciso di scriverne, benchè all'inizio volessi fosse una cosa personale tra i miei allievi e me.
E' un periodo molto particolare per la mia pratica e per il mio stile di insegnamento. Per quanto mi riguarda dopo 16 anni di pratica sto imparando a seguire una programmazione nell'allenamento fisico, e i risultati in termini di forza stanno arrivando, la massa grassa è calata, e i vecchi infortuni e dolori sono gestibili. Ma i protagonisti di questo post sono i miei corsisti. Nel tempo ( alcuni di loro sono con me da quando ho iniziato a insegnare ) ho osservato quanto siano cresciuti. Quanto il lavorare con me nelle gelide notti in spot schifosi, col caldo e nugoli di zanzare, con la grandine e con le miei sfide assurde li abbia temprati. Hanno indubbiamente un fuoco, dentro di loro, anche se diverso da quello dei praticanti delle prime generazioni. Un fuoco che va apprezzato.
Così ho deciso di far compiere loro un passo avanti nella scoperta dei loro limiti e possibilità . Rivedendo vecchi documentari, ricordando il viaggio a Evry di quei giorni con Yann e con miei compagni di battaglie (giorni scolpiti nella memoria che non potranno essere dimenticati e che cambiarono la mia pratica) Ho organizzato...un rito. un'iniziazione spirituale per giovani guerrieri che come me non vedono nel parkour e nell' ADD solo un saltare fine a se stesso. Ma un mezzo verso l'automiglioramento. Non posso perdermi nei dettagli, dato che alcune delle sfide e dei momenti passati insieme sono troppo intimi e personali e devono rimanere tra di noi, come all'interno di una tribù che ha condiviso qualcosa che per altri non ha senso. Lo scopo di questa "settimana di ferro" era quello di sperimentare diversi generi di allenamenti e prove non strettamente o esclusivamente legati alla pratica. Immergersi letteralmente nel discomfort. Quel disagio che la nostra società fa di tutto per non farci provare. Quello che i nostri nonni ricordano con orrore, che i nostri genitori fanno acrobazie e sacrifici per non farci provare, quello che alcuni praticanti di oggi scelgono di ignorare per paura.
Ma veniamo al resoconto.
Una sera ho annunciato ai ragazzi della possibilità di partecipare in maniera volontaria a una settimana di sfide e privazioni, per rafforzare il proprio spirito e testarne i limiti, spiegando inoltre la possibilità di quittare in qualsiasi momenti, senza conseguenze, ma ad alcune condizioni:
- ognuno deve pensare a un vizio che ha e onestamente con se stesso/a sospenderlo per una settimana;
- gli allenamenti di gruppo aumentano di numero e durata;
- quasi tutti gli allenamenti solitari o di gruppo saranno da fare all'esterno. Nonostante ogni difficoltà, il cuore della pratica è outdoor;
- chi fallisce una qualsiasi delle sfide da fare insieme è eliminato;
- chi fallisce una delle sfide proposte a distanza avrebbe dovuto autoeliminarsi;
- chiunque può ritentare una sfida fino al successo, prima di autoeliminarsi;
- chiunque quitti meriterà un croissant (Vigroux docet) segno della propria debolezza e pavidità; Il croissant è diventato lo spauracchio da evitare (risata malvagia).
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altezza, oscurità, disagio per i sensi |