Come sempre quando parlo di trekking non descriverò nel dettaglio il percorso fatto, le difficoltà e punti salienti, ma le mie emozioni a riguardo e quello che mi ha colpito e fatto riflettere. Per le guide internet è già pieno di ogni dettaglio.
Cercavo la bellezza e la contemplazione dello spirito autunnale. Dopo il thrualps di questa estate dove non ho potuto decidere il ritmo da seguire avevo voglia di fermarmi ad ascoltare ogni cascata, ogni sfumature di colore delle foglie e persino le venature dei massi che avrei incontrato.
E così ho fatto.
La Val Grande è l'area wilderness più estesa d'Italia, oltre a essere parco nazionale dal 1992. Per poi essere stato ampliato nel 98. Comprende una serie di ambiente a protezione graduale. In alcuni si possono fare alcune attività, altri sono solo attraversabili, e in alcune aree è vietato l'accesso, per preservare completamente la flora e la fauna dall'influenza dell'uomo.
Da tempo pensavo di fare questo breve trekking, ma la fama di area selvatica e pericolosa mi intimoriva. Nel frattempo mi sono fatto un pò di esperienza qua e là fino a sentirmi pronto. Alla fine ho scelto di fare la traversata più classica e ben segnalata, da sud-ovest a nord da Premosello a Malesco. Ho scelto di farla in direzione contraria a a quella che tutti di solito fanno sia per evitare di incontrare troppe persone, sia per fare in salita la mattina del primo giorno quella che altrimenti sarebbe stata una discesa spacca ginocchia il pomeriggio del secondo. Ed è stata un'ottima scelta.
Anzi oso dire che per quanto breve ( 31 km che volendo si potrebbero completare in giornata) questo sia stato forse il trekking perfetto: dopo settimane di pioggia si era aperta una finestra di bel tempo con cielo perfettamente limpido, temperature medie perfette, il parco in pieno foliage di faggi, betulle e larici a quote più alte, pochissime persone incontrate e la possibilità di sfruttare il ponte del primo novembre per fare questa traversata venerdì e sabato, invece di sabato e domenica, incontrando ancora meno gente.
La Val Grande non è un parco addomesticato, per quanto non sia impossibile attraversarlo e viverlo. Però può rappresentare una sfida. Non tanto per la possibilità di perdersi fisicamente, che comunque è presente, ma per quella di perdersi a livello emotivo, spirituale. Ci sono boschi isolati, antichi, dove il silenzio è quasi inquietante. Dove per qualche motivo gli uccellini non cinguettano e le foglie che cadono non fanno rumore. E' quello che io andavo cercando. Volevo entrare in contatto con questi boschi e queste cime silenziose. Camminando, sedendomi, fermandomi ad ascoltare. Ora un piccolo riassunto del giro fatto:
Su consiglio del buon Francesco ho fatto la traversata da sud e seguendo la sua traccia. Grazie Fra.
L'unico piccola preoccupazione è stata arrivare in tempo a Malesco per prendere il treno che ho dovuto prenotare in anticipo (a causa della grande affluenza, è famoso perché permette di ammirare il foliage della valle a bordo di un trenino su rotaia a scartamento ridotto che costeggia le montagne immerso nel bosco), ma non si è rivelato un vero problema.
Sono partito alle 6 e mezza di mattina lasciando l'auto alle 7 e mezza a Premosello, da dove il grande muro di montagne che forma la porta occidentale della Val Grande fa paura. Sembrano insuperabili. E in effetti per poter accedere alla porta occidentale bisogna superare in una botta i 1500 metri di dislivello dal paese di Premosello all'alpe La Colma in 8 km. Sono salito immerso in faggi dai mille colori. Ho fatto molte pause per ammirare tutto quello che avevo intorno e per il molto caldo, esposto a sud. Si sale ancora su una gippabile, poi immerso nel bosco scivoloso di foglie bagnate all'ombra o croccanti al sole. Verso le 3 di pomeriggio sono arrivato ai bivacchi di In La Piana, dove alle 6 era già buio e ho ammirato a lungo le stelle. Ho passato una notte agitata da strani sogni di caldo e di spavento. Alle 5 ero in piedi e alle 6 sono partito, col bosco che era un'unica pozza di inchiostro nero. Sono partito presto sia per arrivare in tempo a Malesco senza correre sia per non avere gente intorno. Mano a mano che la foresta si svegliava ho iniziato a vedere di nuovo i colori, sono ripassato davanti alla cascata sotto alla quale il giorno prima ho fatto un bagno purificante, poi ho attraversato il ponte tibetano completamente bagnato di rugiada e scivolosissimo. Qualche ora dopo ero al punto più alto della traversata, Alpe Scaredi 1850, da dove di fronte si vedevano le montagne delle alpi lepontine e centrali, e dietro la splendida catena del Monte Rosa, del Dom, del Cervino. Da li inizia la lunga discesa verso Malesco. Mi sono ingegnato a fare un caffè usando il fornello ad alcool e dei sassi e ho iniziato scendere. Dentro di me cercavo di comporre, come Basho, qualche verso, ispirato dalla bellezza delle cime lontane o dei colori dei faggi davanti a me, ma nulla è emerso.
Così mi sono limitato a sedermi in meditazione in un angolo al sole poco sotto la cima lavorando solo sul vivere quel momento senza malinconia. Sono stati due giorni troppo belli per intristirmi riflettendo sulla solitudine che vivo o sulle altre cose che gettano ombre. Il lavoro principale è l'accettazione senza attaccamento ai desideri. Che non significa accettare tutto passivamente o non avere desideri. Significa non esserne schiavi. Non attaccarsi alle cose che temiamo di perdere o che vorremmo avere.Il desiderio di avere una compagna, qualche soldo in più per non dover decidere se a fine mese poter fare la spesa o pagare quella bolletta, l'invecchiamento, la morte stessa. Temi da affrontare serenamente senza stupidi tabù e senza superstizione.
Così riflettevo, una volta rimessomi a camminare, fino a quando distrattamente sono stato tradito dalle mie scarpe completamente consumate che non offrono più alcun grip sulla roccia bagnata, dopo due giorni in cui ero riuscito a guadare 50 torrendi senza mai bagnarmi, ho infilato un piede in una pozza profonda fino al ginocchio! Dopo un attimo di incredulità sono scoppiato a ridere e mi sono accorto che camminavo immerso in quelle meditazioni buddhiste invece di essere presente! Il resto della discesa l'ho fatta stanco ma sereno, di nuovo sveglio alla realtà. Quanta bellezza ho attraversato in un giorno e mezzo. Infine sono arrivato a Malesco, e dopo 4 cambi di treno per problemi vari sono tornato a casa a coccolare Subhuti, che avendo subito anche lui la sua dose di solitudine si è guadagnato una scatoletta intera di cibo premium.
"Sera d'autunno-
da solo faccio visita
a un'altra solitudine."- Yosa Buson
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